Titolo Normalizzato: A. Bocchi, Symbolicarum Quaestionum, Libro due, Bonasone, 1574
Altro titolo: Titolo dell'emblema: Fortuna forti sublevanda Industria
Tipologia: Stampa
Inventore:
Incisore: Giulio Bonasone
Tecnica: Xilografia
Cronologia:
Soggetto:
Collocazione:
Descrizione
Pallade salva la Fortuna implorante dalle acque, a seguito di un naufragio. Lo sguardo e la mano di Pallade sono rivolti al cielo, come invito a sperare in cose migliori da parte degli dei.
Osservazioni
L’invenzione è stata ripresa dalla marca tipografica dell’editore Delfino presente nel frontespizio delle Epistole Eroidi di Ovidio.
Cfr. qui https://immaginistampe-limes.cfs.unipi.it/blog/scheda/marca-discepolo1590
Osservazioni iconografiche
Epigramma che accompagna l’emblema: SORS PALLADI SALUTIS HABET GRATIAM./ Naufraga vi superum pelago fortuna profondo/ iactata emergit fluctibus e mediis,/ ad littusque appulsa, fidem Latoidos almae/ implorat supplex, nec mora diva favet./ sublevat afflictam dextra, caelunque tuendo/ sperandum a superis iam meliora iubet.
Traduzione dell’epigramma: LA SORTE RENDE GRAZIE A PALLADE LA SALVEZZA. Naufraga per ordine degli dèi, Fortuna, in mare aperto scossa, emerge in mezzo alle onde; vicino alla riva, chiede il sostegno della benefica figlia di Latona, che senza indugio risponde, solleva l’afflitta con la sua destra e, guardando il cielo, la invita già a sperare cose migliore dagli dèi.
I personaggi presenti nell’emblema sono la Fortuna, rappresentata come Occasio, e Pallade-Atena, riconoscibile grazie all’elmo, alla corazza e alla veste. Mancano due dei suoi attributi fondamentali: l’egida e la lancia. Si può notare però che le mani della figura divina sono intente una a salvare la Fortuna, l’altra a indicare il cielo, invito a confidare negli dèi. La nuvola sulla quale si appoggia Pallade-Atena divide lo spazio in due: mondo umano e mondo divino. Il braccio di Atena e il braccio della Fortuna sono il momento di connessione dei due mondi.
A.Bocchi, Symbolicarum quaestionum, de universo genere, quas serio ludebat, libri cinque, 1574, pp.110-111